Le energie rinnovabili hanno rappresentato un ottimo volano di investimenti in Italia negli ultimi anni con una massiccia spesa per fotovoltaico, eolico e geotermico. La tendenza però sembra essere cambiata. Il 2016 è stato un anno pessimo per questo comparto e le previsioni per il 2017 non sono buone. Lo ha certificato il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, che nel suo annuale rapporto presentato alla stampa ha rilevato uno scenario negativo.
Nel 2016 per ogni 10 kWh di energia elettrica consumati nel nostro paese più di 3 sono stati prodotti da fonti rinnovabili. I dati sono buoni nel loro complesso, abbiamo raggiunto 106 Terawatt complessivi, all’incirca quanto una regione come il Lazio necessita al livello energetico nell’anno. La spesa massima registrata è stata di 14,4 miliardi di euro, dato che comprende i costi per il ritiro dei certificati verdi per tutto ciò che è stato prodotto negli anni precedenti. Il 2015 è terminato con un saldo positivo di oltre 16 miliardi di euro.
Ora c’è da mettere a punto la nuova strategia nazionale, SEN, che verrà presentata dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda entro giugno e che sarà fondamentale per progettare lo sviluppo del nostro Paese al livello energetico per i prossimi anni.
La prossima settimana a Roma ci sarà anche l’appuntamento con la riunione dei membri del G7 che si riuniranno per discutere sulla riduzione dei gas serra nell’ atmosfera. E’ necessaria una strategia condivisa che ha come obiettivo quello dell’ abbattimento della produzione di CO2.
L’Italia è messa bene nel campo delle rinnovabili, dietro la Germania ci siamo noi nella produzione di energia elettrica da fotovoltaico. Il grande boom degli investimenti è stato trainato dagli incentivi del Conto Energia. L’ultima edizione, la quinta, è terminata nell’ estate 2013 quando si sono esauriti i 6 miliardi destinati a coprire gli incentivi. Il conto energia era un sistema che remunerava per 20 anni tutti coloro che producevano energia tramite fotovoltaico. E’ stata una corsa alle installazione di moduli fotovoltaici su tetti, terreni e giardini e chi aveva uno spazio libero ne approfittava. Si arrivava anche a guadagnare 40 centesimi di euro per ogni kilowatt prodotto contro i 20 centesimi di media che si paga per acquistarne uno sul mercato libero.
Dal 2013 abbiamo quindi assistito ad una riduzione degli investimenti. E’ vero che i prezzi degli impianti fotovoltaici sono diminuiti, ma non è bastato per stimolare la ripresa. Un altro colpo è arrivato al fotovoltaico anche da parte dell’Autorità per l’Energia che ha stabilito quelle che sono le nuove tariffe elettriche che entreranno a pieno regime dal primo gennaio 2018. Più costi fissi, ad esempio per il trasporto dell’ energia e per il contatore, e meno variabili (i reali kilowatt consumati), cosicchè oggi conviene ancora meno installare un impianto fotovoltaico allacciato alla rete. In maniera inverosimile siamo più incentivati a tener lasciata accesa la luce, i kilowatt in più che si sprecano non vanno ad inficiare in maniera proporzionale con la spesa finale in bolletta.
Il 2017 sarà comunque un anno transitorio. Il decremento del fabbisogno economico viene già valutato in circa 12,6 miliardi di euro. Previsioni altrettanto non buone per quel che riguarda la potenza energetica da installare nel nostro Paese. Unica parte interessante, in uno scenario di perplessità, è quella relativa alla riqualificazione degli edifici pubblici. Lo Stato che spreca in casa propria, attraverso il conto termico del GSE l’anno scorso ha ottenuto 70 milioni di euro in contributi ed agevolazioni. La maggior parte è stata utilizzata per montare impianti solari termici e di biomasse.